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La bellezza è pacatezza, è un luogo dove si può stare bene.

Marisa Macchietto / Studio Machietto e Cappellato

Quando tutto funziona, tutto ha un senso e gli elementi si integrano, li c'è bellezza.

Marisa Macchietto e Gabriele Cappellato condividono la vita privata e uno studio di architettura nel borgo di Asolo, un luogo dalla bellezza senza tempo immerso tra le colline trevigiane.
Marisa, dopo la laurea a Venezia in storia dell’architettura, si è dedicata alla progettazione, preferendo opere di restauro innovativo, alla ricerca di un’architettura capace di mettere in confronto il vecchio e il nuovo. Gabriele ha legato la sua vita alla carriera accademica e da poco si è ritirato dal ruolo di Direttore universitario all’Accademia di Architettura di Mendrisio, in Svizzera. Insieme sono una coppia di esteti che coltivano un’idea di bello ispirata alla scuola viennese dei primi anni 50 e alla borghesia milanese di Giuseppe De Finetti. Una bellezza in cui tutto si integra in perfetta armonia: una visione chiara che è riflesso delle loro personalità 


In questa intervista ci raccontano la loro idea di bellezza in architettura.


Testi e intervista: Claudia Zigliotto

Art direction, foto e video: Lorenzo Rui

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Marisa e Gabriele, raccontateci di voi.

Marisa – Credo, oggi e da sempre, in un confronto con l’esistente, che permette di stabilire un contatto tra la presenza di quello che c’è e una visione futura di trasformazione.
Ho avuto la fortuna di collaborare con personaggi noti e capaci, che mi hanno permesso di imparare molto. Cito, ad esempio, la collaborazione per me molto formativa con l’architetto milanese Umberto Riva, con cui ho seguito un intervento significativo per restituire identità al Pedrocchi di Padova. Non solo al bar, ma a tutto lo stabilimento.

Gabriele – La mia vita è legata alla cultura e all’insegnamento. Mi sono laureato nel 1978 in progettazione architettonica con una tesi sulla storia dell’ospedale di Le Corbusier a Venezia, che non è mai stato realizzato. Dopo la tesi, affascinato dall’insegnamento, sono stato prima assistente volontario e poi, dopo diversi concorsi, ho iniziato a collaborare con l’architetto Mario Botta. Insieme a lui ho cominciato ad insegnare in Ticino all’Accademia di Architettura di Mendrisio, dal 1992 fino a tre anni fa, diventando il direttore dell’università. 

Come vi definireste come professionisti?

Marisa – Parto dicendo come non vorrei essere definita: architetto o interior designer. Preferisco essere vista come una professionista con un buon atteggiamento progettuale, dove gli spazi sono pensati fin da subito in base alla luce, agli interni, alla materia.

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“ Quando progetto degli spazi tengo sempre in considerazione l’interazione tra l'architettura, gli interni, i colori, la luce e la materia. Non c’è edilizia e poi arredo d’interni, non possono funzionare separatamente.”

La vostra idea di bellezza in un progetto?

Gabriele – Non è un concetto astratto: bellezza è armonia, è quando tutto funziona bene insieme, in un equilibrio estetico, funzionale, legato alla luce.

Marisa - Quanto tutto questo si integra perfettamente, abbiamo bellezza. La maggior parte delle volte la bellezza è data da una cosa che ti sembra essere sempre stata lì, è pacatezza, è un luogo dove stai bene.

Qualcuno o qualcosa a cui vi ispirate.

Marisa – L’architettura degli anni trenta e cinquanta è da sempre per me fonte di grande ispirazione. È sinonimo di architetti di formazione classica, con regole e comportamenti morali e grande conoscenza, ma sempre tesi al moderno. Nei loro progetti c’è attenzione alla struttura, all’uso dei materiali, alla finitura. Non è mai un’architettura di interni fine a sé stessa: la costruzione e l’arredo si integrano in modo armonico. Un esempio? Villa Necchi progettata nei primi anni ’30 dall’architetto Piero Portaluppi a Milano, attuale sede del FAI. Una villa in cui ogni minimo dettaglio è stato disegnato, anche la maniglia.

Come inizia un progetto di arredo su misura?

Marisa – Gli spazi hanno una vocazione privilegiata, bisogna ascoltarli. 
Io parto dal fatto che la soddisfazione più grande è fare felice un cliente e permettergli di ritrovarsi nei suoi spazi. Per arrivare a questo risultato bisogna mettersi in ascolto del sentire del cliente e del luogo, ricordandosi che ogni singolo spazio e ogni persona ha bisogno di un approccio progettuale diverso. 

Il vostro processo creativo: raccontate.

Marisa – I nostri progetti cominciano con un disegno a matita, una scelta voluta perché c’è più gestione e controllo. Lavorare con una matita aiuta ad avere senso della proporzione e porta a ragionare per parti, nel rispetto di un processo che viene prima dell’intervento digitale.

Quale dei vostri progetti trovate più bello e unico, allo stesso tempo?

Marisa – Non so se sia più bello e unico, ma l’intervento al Ristorante Due Mori di Stefano De Lorenzi rappresenta perfettamente l’armonia di un progetto. Abbiamo scelto ogni dettaglio: le piastrelle di Nove, il colore rosso di Asolo, e persino le tovaglie, le posate in argento, i piatti decorati. Tutto fa parte della stessa idea di lusso non codificato, una reinterpretazione del classico, nel rispetto della stessa identità del locale, dove i piatti sono ben curati, ma la cucina è di sostanza.

Di cosa vi state occupando in questo periodo?

Marisa – Mi sto occupando principalmente del completamento del Foro Boario in Prato della Valle a Padova.

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Mi ispiro all’architettura degli anni 30, dove architettura e arredo si integravano e si completavano.Mi ispiro all’architettura degli anni 30, dove architettura e arredo si integravano e si completavano.Mi ispiro all’architettura degli anni 30, dove architettura e arredo si integravano e si completavano.

Materia e colore: le vostre scelte.

Marisa – Non c’è una scelta predefinita. L’obiettivo è raggiungere un’armonia e per farlo a volte può servire la consistenza della pietra, altre volte meglio una resina che rende tutto più omogeneo. Lo stesso vale per il colore.

Quanto è importante la luce?

Gabriele – La luce è fondamentale, è il punto di partenza. È la luce che fa gli spazi, dobbiamo saperla ascoltare e incanalarla, senza luce non c’è architettura.

Estetica e funzionalità: qual'è il giusto equilibrio?

Marisa – Sono in perfetto equilibrio, al cinquanta e cinquanta. L’architettura non può essere solo funzionalismo eccessivo: oltre alla scelta degli oggetti che servono, anche le forme e i colori che andiamo a definire sono fondamentali.

Gabriele, come ha influito sul vostro stile architettonico l'esperienza maturata come allievo di Carlo Scarpa all'università?

Gabriele – Il problema di questi grandi maestri è che involontariamente creano degli allievi molto spesso incapaci perché copiano o credono di copiare il maestro. Nel mio caso ho avuto la fortuna di poter essere uno studente di Scarpa con la capacità di assorbire il metodo e l’enorme cultura che mi ha trasmesso.

Che ruolo ha il comfort all'interno dei vostri progetti?

Marisa – Il comfort è fondamentale; rientra nelle attenzioni primarie dei progetti residenziali.
E' indispensabile che abitando un ambiente si percepisca una grande sensazione di confortevolezza. L'uomo abitata dove trova questa condizione.

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Le caratteristiche che cercate nelle forniture degli arredi per i vostri progetti?

Marisa – Cerco la stabilità.

In un collaboratore come Modelleria Sceldense, cosa cercate?

Marisa – Esperienza, affidabilità e capacità artigianale e la garanzia di accompagnare la realizzazione di un prodotto fino alla fine. Questo è importantissimo.

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