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La bellezza è una percezione, un insieme di elementi capaci di toccare tutti i sensi dell’uomo.

Federica Biasi / Designer

La bellezza come scienza,
studio ed equilibrio.

I Paesi Nordici hanno da sempre un fascino molto forte su Federica Biasi.
E sicuramente un’impronta importante l’ha avuto il periodo in cui ha vissuto nei Paesi Bassi, dove si è innamorata del calore degli spazi interni, dell’equilibrio esatto tra bellezza e natura, della presenza costante dei fiori. Classe 1989, con questa idea di bellezza, oggi Federica Biasi dirige il suo studio specializzato in product design e art direction nel centro di Milano. L’abbiamo incontrata nella sua casa milanese, che condivide con il compagno Moreno Vannini - anche lui designer -, ed entrarci è stato come fare un tuffo in un universo sottile, uno spazio intensamente curato e attento ad ogni singolo dettaglio: una vaporiera giapponese, l’iconica Le Creseut sui fornelli, il pane artigianale ai cereali dall’alveolatura calcolata su un paniere di legno, la rivista Kinkfolf appoggiata sul tavolino della sala vicino ad una Leica, una preziosa collezione di mini vasi. Ogni scelta è un breve racconto di ordine e di vita, dove ogni oggetto ha una storia da raccontare e un luogo in cui stare. 
“Ma non definitemi minimale – ci tiene a precisare – sono energica ed esplosiva”. Le sue passioni sono infatti riflesso del desiderio di esplorazione e ricerca, come i viaggi in van e la tensione continua verso luoghi caratterizzati da una natura integra e primordiale; la sperimentazione in cucina, con un debole per quella orientale devota all’estetica; l’amore profondo per il cinema, da Control il film sul cantante dei Joy Division a Walk the line basato sulla storia di Johnny Cash. Una designer, dallo sguardo incisivo e allenato alla bellezza, con cui abbiamo indagato i temi del design, della bellezza e della cucina.

Federica Biasi Studio


Testi e intervista: Claudia Zigliotto

Art direction, foto e video: Lorenzo Rui

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Federica, definisciti in poche parole.

Federica Biasi – Sono Federica Biasi, mi occupo di design del prodotto e di direzione artistica. Il mio lavoro è un esatto equilibrio tra vita e passione, un terreno fertile in cui la mia professione incontra l’amore per il cinema, la cucina, i viaggi, il Giappone e i Paesi Nordici.

Come sei arrivata qui?

Federica Biasi – È stato tutto un divenire, fatto di un passo alla volta. Inizi facendo una piccola cosa, qualcuno la vede e iniziano a chiamarti. Il segreto è continuare a crederci e continuare a farlo.

Oggi hai il tuo studio in centro a Milano.

Federica Biasi – Circa sei anni fa ho deciso di aprire il mio studio, inizialmente lavoravo da sola, oggi siamo in quattro. Gestiamo clienti nazionali e internazionali, siamo una squadra e nel gruppo è racchiusa la nostra forza, perché sono convinta che la creatività nasca dalla sinergia di più persone.

Prima di Milano, hai vissuto anche nei Paesi Bassi. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Federica Biasi – Sono sempre stata affascinata dai paesi nordici e l’ho scoperto molto presto con il primo viaggio a Copenaghen molti anni fa. Di questi luoghi mi colpisce il calore degli spazi interni – accoglienti e vissuti per rifugiarsi dal freddo -, i fiori ovunque, la bellezza sentita davvero. L’esperienza in Olanda mi ha lasciato davvero un’impronta forte, c’è una viva sensibilità nei confronti dell’equilibrio, della bellezza, della natura. È un’impronta e un modo di vedere il mondo che ormai sono diventati parte di me.

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“ La bellezza non è qualcosa che si può definire da un punto di vista soggettivo, ma piuttosto oggettivo. Quando qualcosa viene riconosciuto da più persone come bello, in modo quindi oggettivo, dipende dallo studio che c’è a monte.”

Potresti quindi definirci una tua idea di bellezza?

Federica Biasi – Per me la bellezza è una percezione. Un insieme di elementi, che sono frutto di equilibrio e studio armonico di un progetto, capaci di toccare tutti i sensi dell’uomo, e non solo la vista. Non è qualcosa che si può definire da un punto di vista soggettivo, ma piuttosto oggettivo. Questo dipende dal fatto che quando qualcosa viene riconosciuto da più persone come bello, in modo quindi oggettivo, dipende dallo studio che c’è a monte. Un oggetto risulta quindi bello quando ha a che fare con la scienza, con lo studio, con i concetti aurei e con le proporzioni naturali: tutte cose che si possono imparare e che sono insite nell’uomo. La potrei quasi definire una bellezza scientifica.

Dove trovi questa bellezza scientifica?

Federica Biasi – Nella natura. Se penso alla bellezza in modo scientifico, e oggettivo, penso al modo in cui guardiamo la natura. È difficile che qualcuno ne parli in modo dispregiativo o non associ la natura alla bellezza. Per questo mi piace raccontare la natura nei miei progetti, la sua idea di bellezza è semplice, autenticamente e naturalmente bella, non serve spiegarla.

Nella natura c’è quindi un significato concreto di bellezza.

Federica Biasi – Per me sì. A me la natura piace davvero tutta, credo che questo vada oltre la bellezza, per arrivare alla sfera delle emozioni. Anche quando non lavoro, in vacanza, io cerco la natura, quella immensa ed autentica, e mi piace provare a farne parte. Per questo spesso scelgo di viaggiare in van, è così che ti capitano situazioni in cui magari ti svegli e trovi un airone appoggiato al tuo mezzo. Questo mi aiuta a trovare equilibrio. E questo è quello che cerco di fare all’interno della progettazione dei miei prodotti. Il mio obiettivo è che le persone non percepiscano di toccare qualcosa di artificioso, voglio suscitare un’emozione naturale.

Il tuo processo creativo.

Federica Biasi – Da persona duale a volte è molto specifico, altre volte totalmente randomico. Il comune denominatore è un’ampissima fase di ricerca. E non è per forza una ricerca legata al settore, che è una condizione sine qua non; quando parlo di ricerca parlo anche di input che arrivano da qualsiasi tipo di mondo, dalla natura, dal teatro, dalla città, dall’arte, dalla preistoria. La creatività nasce da più stimoli insieme e per questo il comune denominatore della mia creatività è la ricerca.

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La luce è essenziale nei miei progetti: deve fare parte della progettualità, deve entrare, trasmettere, emozionare. La luce del sole è emozionante all’interno di uno spazio.La luce è essenziale nei miei progetti: deve fare parte della progettualità, deve entrare, trasmettere, emozionare. La luce del sole è emozionante all’interno di uno spazio.La luce è essenziale nei miei progetti: deve fare parte della progettualità, deve entrare, trasmettere, emozionare. La luce del sole è emozionante all’interno di uno spazio.

Un progetto che racconta più degli altri questa tua idea di bellezza.

Federica Biasi – Un progetto che ben racconta, ed è sintesi dell’invisibilità del lavoro che faccio sull’idea di estetica e bellezza, è la piastrella Wabi-Sabi di Decoratori Bassanesi. Ho fatto tantissima ricerca sul bambù e sui materiali naturali, e poi dalla ricerca sono passata al progetto sperimentando il das, la pasta sintetica. Sono arrivata dal cliente con il mio pezzettino di das e tutta la mia ricerca: abbiamo scelto insieme le reti più belle, ma non è cambiato nulla dalla mia proposta iniziale al cliente. Questo prodotto mi rappresenta perché lo capisci solo da vicino, da lontano lo percepisci meno. Ci sono delle texture che si vede che non sono fatte a computer, c’è artigianalità, non c’è smalto. Il colore arriva dai pigmenti della terra, sono terre pressate, proprio come il pongo che fa parte sul suo processo creativo. Il prodotto va visto e toccato da vicino. Un oggetto progettato per restare in stretto contatto con l’ambiente, in equilibrio, senza sovrastare gli altri oggetti.

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In casa c’è un divano progettato da te, ce lo racconti?

Federica Biasi – Questo divano si chiama Niveaux ed è stato disegnato per Lema Mobili. È modulare, si presta a tante occasioni diverse, e risponde alla mia idea di comodità e a come lo vivrei io. Può essere utilizzato ad isole, può essere tenuto separato, può essere usato come chaise longue. L’estetica non è ingombrante, l’altezza è stata studiata per essere comoda: tutto è pensato per essere vissuto, non parlo di funzionalità, ma di vivibilità. Dato per scontato che ogni oggetto ha intrinseco la sua funzionalità, preferisco esprimerla nell’utilizzo e nella fruibilità del prodotto stesso.

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Un altro progetto: lo sgabello Huli di Frigerio.

Federica Biasi – In questo caso l’estetica è un insieme di artigianalità che abbiamo portato in un prodotto industriale. Abbiamo innestato lo studio di intrecci aborigeni in un progetto legato al mondo giapponese, un mix che non ti fa percepire l’origine esatta dell’ispirazione, ma che evoca delle figure che non sono asettiche o industriali, ma il saper fare. La bellezza qui è un insieme delle cose. Mi piace che sia visibile l’intreccio dall’alto, che sia maneggiabile, la tradizione che si mischia con la funzionalità, il fatto che nasce come seduta, ma che può essere anche un tavolino. 

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Il materiale che preferisci.

Federica Biasi – Prediligo i materiali di origine naturale, che non siano plastici e che si possano lavorare facilmente, come la ceramica, il vetro, i tessuti, le carte, le corde. Ma non escludo niente, non mi piace vincolarmi. Sperimentare materiali nuovi è per me una fonte di divertimento.

Quanto è importante la luce?

Federica Biasi – Come progettista sarebbe strano dire che non sia importante, e per me che sono legata ai paesi del nord è ancora più importante. Lì la luce è essenziale, perché in alcuni periodi manca e quindi per me la luce deve fare parte della progettualità, deve entrare, deve trasmettere, deve essere filtrata. Ma più di luce mi piace parlare dell’importanza del sole. Il sole è emozionante all’interno di uno spazio e se ben studiato può sostituire la parte illuminotecnica.

Il colore: le tue scelte cromatiche.

Federica Biasi – Bisogna scegliere tra i miei colori preferiti e quelli progettuali. Quelli progettuali sono sicuramente le tinte naturali, che attingono alla natura. In generale per un interno scelgo tinte neutre che aiutano a rilassarsi, se si parla di un oggetto il discorso cambia. La natura ha tanti colori e non voglio limitarmi: in questo momento sono innamorata dei blu e degli azzurri.

Estetica e funzionalità: qual è il giusto equilibrio?

Federica Biasi – Quando le persone entrano in questa casa spesso mi chiedono come facciamo a vivere con così poche cose. La risposta rappresenta esattamente la mia idea di living: concentrarsi sullo storage, ovvero spazi per archiviare e ottenere lo spazio per vivere. La soluzione è saper mettere via le cose in modo veloce, per vivere meglio i propri spazi. Quando si torna a casa, dopo tanti input audiovisivi, fa bene tornare in uno spazio più minimale.

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La cucina è un’altra tua grande passione, si può parlare anche qui di bellezza?

Federica Biasi – Per me il cibo è ancora una volta natura e bellezza. Io sono cresciuta in una famiglia molto semplice, mia mamma è figlia di un pasticcere e ha sempre cucinato tantissimo. Siamo cresciuti con un’idea di cucina molto forte. Io amo molto la cucina, la bellezza di un piatto è davvero emozionante e capace di coinvolgere tutti i sensi. Posso dire che la cucina per me è più appassionante del design, perché non è vissuta come lavoro, non sento obblighi o regole, è totale libertà. Mi piace rielaborare la materia prima che arriva dalla natura e trasformarla. In particolare sono attratta dalla cucina orientale, dove trovo un’altissima valenza estetica. Da noi la cucina è più sapore, in oriente è sempre espressa anche attraverso l’estetica.

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I tuoi luoghi del cuore a Milano.

Federica Biasi –Mi piace viverla nei quartieri. Qui trovi luoghi che hanno qualcosa da dire, come una pasticceria che magari non è bella, ma ha il silenzio.

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E in giro per il mondo?

Federica Biasi – I bar in Olanda e Copenaghen, dove ho trascorso tantissimo tempo a bere caffè. Oppure una spiaggia di Lanzarote, Las Mujeres, che ho amato moltissimo. L’ho frequentata al mattino presto, appena sveglia, quando non c’era nessuno Camminavo e meditavo in questo luogo senza tempo, innamorata di questa idea di atemporalità.

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